Angelo Moratti e la Grande Inter.
Nel 1955 Angelo Moratti divenne presidente dell'Inter. Da allora il suo obiettivo fu quello di costruire una squadra per eccellere in ogni competizione ma gli inizi non furono facili. Moratti impiegò otto anni per vincere il suo primo scudetto e in quegli anni cambiò ben sette allenatori, non riuscendo mai a far decollare la sua squadra.
Dopo una partita di Coppa delle Fiere nella quale il Barcellona travolse l'Inter, Moratti decise di ingaggiare l'allenatore dei catalani Helenio Herrera. La scelta, alla luce dei risultati ottenuti, si dimostrò ampiamente indovinata; per completare il quadro societario venne ingaggiato Italo Allodi, un manager in grado di allestire una squadra competitiva e vincente ad ogni livello. All'intelaiatura della squadra si aggiunsero presto Mario Corso e due giovani della primavera: Giacinto Facchetti e Sandro Mazzola (figlio del grande Valentino). I due sarebbero diventati due bandiere nerazzurre e della Nazionale italiana.
La squadra impiegò tre anni per vincere il suo primo scudetto ma, da allora, continuò a mietere straordinari successi, inducendo molti a definirla la migliore squadra del mondo del periodo. Herrera, o HH (come viene spesso chiamato), costruì la sue vittorie con la tattica del catenaccio: in porta c'era Giuliano Sarti, prelevato dalla Fiorentina; la difesa veniva guidata dal libero Armando Picchi, capitano di quella squadra e autentico leader; davanti a lui c'erano due marcatori arcigni come Tarcisio Burgnich e Aristide Guarneri. Sulla fascia sinistra venne attuata la prima rivoluzione tattica di Herrera: Facchetti diventò il primo terzino capace di affondare in avanti e trasformarsi in una vera e propria ala. A centrocampo il regista era Luis Suarez che il tecnico volle a tutti i costi dopo averlo avuto al Barcellona; con i suoi lanci lunghi Suarez era in grado di servire palloni preziosi, principalmente alla velocissima ala destra Jair. Il centrocampo venne rinforzato da Gianfranco Bedin; l'estrosità di Corso dava un tocco di fantasia alla squadra, e in attacco Mazzola fungeva da mezz'ala con al centro Joaquín Peiró.
Dopo il primo scudetto del 1963 arrivò anche la prima Coppa dei Campioni, vinta contro il grande Real Madrid. L'Inter vinse per 3-1 con due gol di Mazzola e uno di Milani allo Stadio del Prater di Vienna. In quell'anno giunse anche la Coppa Intercontinentale vinta battendo l'Independiente; dopo aver perso la gara di andata in Argentina per 1-0, i nerazzurri prevalsero a San Siro per 2-0 con le reti di Mazzola e Corso. Nella terza e decisiva partita giocata allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid l'Inter vinse per 1-0 con gol di Corso nei supplementari. Solamente lo scudetto venne perso in quell'anno, dopo lo spareggio di Roma giocato contro il Bologna. L'anno seguente l'Inter tornò a dominare: vinse di nuovo lo scudetto e ancora la Coppa dei Campioni, questa volta proprio a San Siro. Sotto un vero e proprio diluvio superò, infatti, il Benfica per 1-0 con gol di Jair. Arrivò di nuovo anche la Coppa Intercontinentale, ancora contro l'Independiente. A San Siro l'Inter vinse 3-0 con gol di Peiró e doppietta di Mazzola, poi fece 0-0 in Argentina. Nella stagione 1965/66 arrivò il terzo scudetto, con l'Inter che domina dall'inizio alla fine del campionato.
Angelo Moratti, il Presidentissimo, lasciò, dopo tredici anni, la guida della società e con lui se ne andarono anche Helenio Herrera e Italo Allodi. Era il 18 maggio 1968. Più tardi, Moratti dirà: « Tifo lo stesso, soffrendo molto meno. Non sento più la responsabilità imposta dalla folla. Sono un tifoso in mezzo ai tifosi »