da Mr.V!çtor » 28/12/2008, 17:01
Addentrandomi sul sito della San Paolo, ho scovato all’interno del forum, una scheda poco edificante dedicata a “GIANFRANCO ZOLA”, quella su cui adesso io sto scrivendo.
In primo luogo parlare di questo SIGNORE significa farlo in maniera onesta, e allora bisogna ammettere che è da tanto tempo (PREISTORIA – Grazia Deledda) che nessun esponente della ns. amata terra, faceva riscoprire quelle doti caratteriali e morali che un po’ tutti i Sardi ci riconosciamo (non importa geograficamente parlando della Sardegna del Nord, del Centro o del Sud). Il Sardo dovunque vada ha un’identità precisa, che è quella dell’onestà, dell’ospitalità, del sacrificio, della testardaggine, e del farsi volere bene, nonché dote non comune a molti quella del grande LAVORATORE (ve lo dice uno che ha un fratello una cognata dei nipoti e tanti parenti stretti che per lavoro vivono nella penisola, rispettati per i principi da prima elencati). Orbene il SIGNOR GIANFRANCO ZOLA ha portato con sé la sua identità (che è pure la ns.) nel mondo e dovremo essergliene grati (qualche anno fa venivamo identificati solo per pastori e per banditi), premiato dalla Corona d’Inghilterra, da diverse Associazioni sportive e non.
E che dire del suo impegno nel sociale? Di tutte le campagne gratuite che hanno accompagnato la sua immagine ad attività benefiche? Ragazzi stiamo parlando di un uomo che è entrato nel mondo del calcio professionistico in età matura, in punta di piedi e allo stesso modo è uscito da questo sport che tanto gli ha dato. A me personalmente da Sardo ha fatto solo piacere che chiudesse la sua carriera nel Cagliari in Serie “A” perché un giocatore del genere, per quello che ci ha fatto vedere, ha meritato a fine attività di essere applaudito in ogni stadio d’Italia (Standing Ovation) da tutti gli intenditori di calcio (lo hanno fischiato solo i Napoletani, ma loro sono una categoria a parte, basta pensare chi era il loro idolo).
Lasciando un attimo da parte la nostalgia delle giocate di MAGIC BOX viste all’Acquedotto (e son tante), e quelle viste in TV, il Ns. malcontento campanilistico nasce da molto lontano, dai tempi di mio padre (calcisticamente parlando la Torres fece il suo esordio nell’Agosto del 1926, proprio quando nacque mio padre). Iniziò con alti e bassi l’avventura calcistica della ns. amata società e nel dopoguerra cominciarono i veri campionati della Torres, la gente andava a vedere le partite e allo stesso tempo faceva le mitiche scampagnate tanto care ai Sassaresi (così mi dice mio padre), in quel periodo nascevano le leggendarie sfide con i cugini Cagliaritani. Gli anni ’60 furono quelli che calcisticamente parlando scavarono un solco fra le due Società, il Cagliari cominciò a galoppare verso traguardi impensabili e prestigiosi (vedi Scudetto nel 1970) e la Torres che annaspava nei vari Tornei di Serie “C”.
Dagli anni ’70 ad oggi poco è cambiato, campionati di Serie Superiore per il Cagliari , e per la Torres Serie “D – C1 – C2” con qualche piccola soddisfazione proprio ai tempi di Gianfranco Zola e più recentemente con “Cuccureddu” in panchina si è quasi sfiorata la Serie “B”. Tutto il resto storie “DOLOROSE” con fallimenti vari, retrocessioni a tavolino e cambi di denominazioni varie, per intenderci “S.E.F. TORRES” lo dobbiamo solo ricordare come nome di Fondazione e basta.
Detto ciò volevo solo ricordare che nel frattempo le due società si sono negli anni scambiati diversi giocatori, e mi fa piacere citarne qualcuno. Umberto Serradimigni, il mitico Vanni Sanna che il tifoso sassarese non ha mai dimenticato dedicandogli lo stadio Acquedotto, Antonio Langella lanciato dalla Torres ed ancora oggi protagonista in Serie “A” con il Chievo Verona, ed ancora Marco Sanna autore di un buon passato da professionista, e qualche altro buon giocatore (dovrà scusarmi chi non ho nominato), che ha attraversato il ponte fra Sassari e Cagliari.
Semmai dobbiamo invidiare ai ns. cugini la classe Politica ed Imprenditoriale che ha permesso al Cagliari Calcio di stare dove si trova pur con qualche sofferenza, il loro attuale Presidente, ma è lì da ventenni, ha un fiuto per gli affari che pochi Presidenti e Dirigenti professionisti e non hanno, scova ottimi giocatori pagandoli due soldi e li rivende tirando su qualche quattrino, che guarda un po’ dove investe? Nel vivaio, che è uno dei migliori in Italia. Che dire invece degli ultimi personaggi che hanno diretto ed amministrato la Torres? Tante promesse e pochi fatti. Tutti “Bucci di Giogga” (vuoti – come lo erano le loro tasche), non hanno mai messo un soldo per la Società, però volevano tirarne sempre fuori qualcosa di utile (per loro).
Quattro “Artigiani” che hanno acquisito popolarità e Servizi giornalistici dei quotidiani gratuitamente, salvo quando al momento decisivo bisognava slegare i nodi della corda che chiude la bisaccia, non tiravano giù un soldo.
Ma li avete visti? Nessuno di loro ha mai investito una £ira nel vivaio, piccolo cuore di ogni Società. E con questo po-po di imprenditori siamo finiti in “PROMOZIONE”.
Allora bisogna chiedere al Signor Gianfranco Zola di “Salvare” la Torres, di “Salvare” la Nuorese”?
Non credo proprio, perché voglio ricordarvi che entrambe le Società, dalla sua vendita qualche soldino lo hanno fatto.
Per salvare la Torres, La Nuorese, è necessario capire che l’Economia del territorio è piuttosto in crisi e allora occorre unire le forze, bisogna stimolare Imprenditori di vaste zone geografiche (nel caso della Torres città come P. Torres – Alghero – Sassari – Ittiri - Sorso etc.), affinché riconoscano in Società come la Torres un punto (d’arrivo e di partenza) dove convogliare giovani interessanti dei viavai di piccole realtà dilettantistiche, farli maturare e spiccare il volo verso categorie superiori, facendo crescere sia economicamente ma anche di categoria la ns. Beneamata Torres.
Finchè non ci sarà questa unione d’intenti, credo sia molto duro ritornare a vedere una Grande Torres.
Chiudo con GIANFRANCO ZOLA, un campione non può essere identificato con una sola maglia, ma con la maglia ideale (ovvero quella che ognuno di noi vorrebbe). Le MAGIE di IBRAHIMOVIC non hanno un colore di maglia, le GIOCATE di DEL PIERO nemmeno, e che dire dell’ELASTICO di RONALDINHO? Quando io vedo questi CAMPIONI esprimersi secondo le loro capacità tecniche e tattiche, rimango senza parole, perché e come musica celestiale per le mie orecchie. Chiunque ama il calcio non può non ammirare UOMINI come ZOLA, BAGGIO, BARESI etc. che hanno fatto grande il calcio Italiano nel Mondo.
P.S. dimenticavo un certo GIGI RIVA mitico BOMBER anni ’70, ancora Capo Cannoniere della Nazionale Italiana, “UN GRANDE CALCIATORE, UN GRANDE UOMO”.
FORZA SAN PAOLO
Chiedo scusa a tutti coloro che ho costretto a leggere questo mio intervento e lo hanno trovato noioso.