Domenica mattina sono andato al campo di Carbonazzi per vedere la partita San Paolo-Monserrato. Durante l’incontro ho avuto modo di vedere che la squadra dei giovanissimi è migliorata tantissimo rispetto alle prime gare di campionato.
In particolare mi hanno colpito alcuni interventi di un ragazzo; ho poi scoperto che si trattava del figlio di Vito Maninchedda (Mister insieme a Marco Mura dei giovanissimi): Federico. Nell’occasione ho anche preso informazioni sulla carriera del ragazzo ed ho appreso che oggi 5 gennaio è anche il suo compleanno (gli auguri al ragazzo fatti dalla sua famiglia, veramente toccanti, li trovate nel forum nella categoria giovanissimi).
Pertanto per questa settimana ho deciso, dopo aver preso le informazioni necessarie, di fare io e dedicare il profilo della settimana a Federico Maninchedda o Kakà come lo chiamavano nei mini i suoi precedenti allenatori Mister Alessandro Spissu e Mister Dario Serra.
Da quel periodo sono passati alcuni anni ed è cambiata la sua posizione in campo, da centrocampista a difensore centrale, ultimo baluardo della difesa. Il ruolo attuale non è certo cosa nuova, aveva iniziato proprio in quella posizione la sua giovane carriera calcistica, con Roberto Mura suo primo allenatore nei micro 95/96 nell’anno 2002/2003.
Nella partita contro la Monserrato non era facile giocare in quella posizione però, esprimendosi con la grinta che tutti gli riconoscono, era lì a ribattere tutti i palloni che gli passavano sotto al naso (certo a volte bisogna contare anche sulla fortuna, ma devo dire che quest’anno non è che abbia proprio assistito i giovanissimi; mi hanno riferito infatti di due partite perse negli ultimi minuti di gara a causa di infortuni vari).
Il suo pezzo forte è sicuramente il “grande senso tattico” (riesce a capire per tempo lo svilupparsi dell’azione offensiva avversaria), accompagnato dalla “grinta” (a causa di quest’ultima ha commesso anche degli errori che in altre partite ci sono costate dei goal); è un giocatore che non tira mai indietro la gamba e lo trovi su ogni contrasto, sempre onesto e mai autore di falli cattivi nei confronti dell’avversario. Se necessario sa gestire bene la palla e, cosa fondamentale, riesce a calciare indifferentemente con tutti e due i piedi.
Ma la sua dote più grande è la tenacia… non molla mai. Si può perdere anche 10 a 0 ma ha capito che, se si riesce a dare il massimo, l’avversario i gol se li deve di certo sudare e lui può uscire dal campo sempre a testa alta. Come compagno di squadra è senz’altro un amico, nei momenti difficili è sempre pronto a spronare i suoi compagni (a volte anche con termini da censurare), però proprio questi momenti sono riusciti a creare amicizia e aggregazione nella squadra. Mi hanno inoltre riferito che Federico ha sempre giocato nella “San Paolo” e questa maglia lui se la sente addosso come una seconda pelle. Non importa se probabilmente ha collezionato più sconfitte che vittorie, però di sicuro ha cominciato a capire che nella vita ci sono altri valori che vanno aldilà di una squadra forte e di una serie di vittorie, che sono il rispetto per se stesso e per il prossimo.
Continua così Federico perché, se non diventerai un grande giocatore, sarai sicuramente una grande persona.
FORZA SAN PAOLO.
Inserito il 05-01-2009 21:28 / Aggiornato il 00-00-0000 00:00